Il digiuno fu usato come metodo di protesta già nell'Irlanda pre-cristiana, dove fu conosciuto come Troscad o Cealachanìì. È descritto dettagliatamente nei codici civili contemporanei, e ha regole specifiche secondo cui debba essere usato. Lo sciopero della fame è spesso svolto vicino agli obiettivi contro cui si lotta, anche per dare visibilità all'operazione. In India, la pratica del dharna, una forma di sciopero della fame dove il manifestante digiuna di fronte alla porta dell'obiettivo, fu abolita nel 1861 dal governo; questo indica l'esistenza del fenomeno già da prima di questa data.
Mahatma Gandhi fu incarcerato nel 1922, nel 1930, nel 1933 e nel 1942. A causa dell'importanza acquisita da Gandhi nel mondo, è chiaro che le autorità britanniche non desideravano permettergli di morire durante la sua custodia carceraria. Gandhi partecipò a due famosi scioperi della fame. Col primo protestò contro le regole inglesi in India, col secondo protestò contro le regole autocratiche della nuova India indipendente.
All'inizio del XX secolo le suffragette portarono spesso avanti scioperi della fame nelle prigioni inglesi. Marion Dunlop fu la prima, nel 1909: fu rilasciata poiché le autorità non volevano che diventasse una martire. Anche altre suffragette intrapresero in prigione scioperi della fame. Le autorità penitenziarie le obbligarono al nutrimento forzato, che fu categorizzato come una forma di tortura. Mary Clarke e diverse altre morirono come risultato del nutrimento forzato. Nel 1913 il "Prisoner's Temporary Discharge of Ill Health Act" (soprannominato "Cat and Mouse Act", l'Atto del gatto e del topo) cambiò la propria politica. Gli scioperi della fame erano tollerati ma, al sopraggiungere di problemi di salute, le prigioniere venivano rilasciate per ricevere cure mediche; al termine del ricovero, esse venivano riportate in prigione per terminare di scontare la pena.
Questa tattica fu usata anche dai repubblicani irlandesi fin dal 1917 e successivamente durante la Guerra Anglo-Irlandese negli anni venti; il più famoso caso fu quello del sindaco di Cork Terence MacSwiney, che morì durante il suo sciopero nella prigione di Brixton nell'ottobre 1920. I primi casi di scioperi della fame furono neutralizzati grazie al nutrimento forzato che culminò nel 1917 con la morte di Thomas Ahe nel carcere di Mountjoy, a Dublino. Il libro del Guinness dei primati riporta, come record mondiale, uno sciopero della fame, senza nutrimento forzato, lungo 94 giorni, raggiunto dall'11 agosto al 12 novembre 1920 da John e Peter Crowley, Thomas Donovan, Michael Burke, Michael O'Reilly, Christopher Upton, John Power, Joseph Kenny e Seán Hennessy alla prigione di Cork. Dopo la fine della Guerra civile irlandese nel 1923, oltre 8000 prigionieri dell'IRA fecero uno sciopero della fame per protestare contro la loro detenzione continua. Comunque, gli scioperi furono revocati senza la morte di nessuno.
Tra il 1980 e il 1981 ci furono due scioperi della fame nel carcere nordirlandese di Long Kesh, conosciuto anche come Maze. Il primo sciopero della fame durò dal 27 ottobre 1980 al 18 dicembre 1980 mentre il secondo sciopero della fame durò dal 1º marzo 1981 al 3 ottobre 1981.
Bobby Sands fu il primo di dieci prigionieri repubblicani irlandesi, militanti dell'IRA e dell'INLA, a morire durante il secondo sciopero della fame irlandese nel 1981. Questo sciopero della fame fu una protesta contro la revoca del governo inglese dello stato di prigionieri di guerra per i prigionieri paramilitari nell'Irlanda del Nord.
Ci fu un supporto diffuso per gli scioperanti della fame dai repubblicani Irlandesi e in generale dalla comunità nazionalista irlandese all'interno dell'intera isola. Alcuni degli scioperanti della fame furono eletti nei parlamenti irlandesi e inglesi da un elettorato che voleva registrare il proprio disgusto all'intransigenza del governo inglese. Gli uomini sopravvissero senza cibo per dieci settimane in media, ingerendo solo acqua e sale. Gli scioperi della fame causarono un aumento della popolarità dell'IRA e del Sinn Féin, il suo braccio politico.
Ispirati dai repubblicani irlandesi, i prigionieri politici turchi svilupparono una tradizione di scioperi della fame che continua ancora oggi. Dopo la soppressione dei nascenti movimenti civili socialisti, per via di un colpo di Stato nel 1980, molti militanti, come anche attivisti civili, vennero imprigionati in condizioni inumane. In risposta alle torture e ai maltrattamenti dei prigionieri politici, il primo sciopero della fame venne lanciato nel 1984, e costò la vita di 4 militanti del Dev-Sol: Abdullah Meral, Haydar Basbag, Fatih Öktülmüs and Hasan Telci.
Negli anni seguenti, i movimenti socialisti sono stati sempre più marginalizzati e costretti a nascondersi. Comunque, molti gruppi Marxisti/Leninisti militanti sono sopravvissuti. Per questo motivo, il numero di prigionieri politici è sempre stato alto. Nel 1996, quando il ministro nazionalista del governo Islamista/Conservatore avviò una politica di isolamento dei prigionieri politici, cominciò un nuovo sciopero della fame, con la partecipazione di diversi gruppi militanti di sinistra. Lo sciopero durò 69 giorni e costò 12 vite, e l'atteggiamento indifferente del governo provocò una forte protesta pubblica. Come risultato, grazie all'iniziativa di intellettuali come Yasar Kemal, Zülfü Livaneli e Orhan Pamuk, venne raggiunto un accordo tra governo e prigionieri. Questi ultimi riacquistarono molti dei loro diritti, il che fu da loro considerata una vittoria.
L'ultima ondata di scioperi della fame in Turchia, che è diventata cronica negli ultimi anni, venne avviata contro le prigioni di "tipo F", progettate per una efficiente segregazione dei prigionieri politici. Il progetto venne sviluppato a partire dal 1997, e gli scioperi iniziarono il 20 ottobre del 2000, con la richiesta che non venissero aperte le prigioni "tipo F", da parte di una grossa coalizione di gruppi militanti, che questa volta comprendevano i separatisti curdi del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK). Il risultato fu tragico. Il 19 dicembre 2000, la nuova coalizione di governo decise di spezzare lo sciopero con la forza, in un'operazione battezzata "Ritorno alla vita". Tale operazione fu contrastata da una resistenza ben organizzata da parte dei prigionieri, che provocò la morte di 28 prigionieri e 2 soldati. Da allora, le prigioni "tipo F" e gli scioperi della fame ad esse correlati sono diventati un argomento quotidiano. Secondo l'organizzazione dei parenti dei prigionieri, 101 prigionieri sono morti e oltre 400 hanno sofferto per malattie irrecuperabili, in particolare la sindrome di Wernicke-Korsakoff. I governi turchi hanno sempre negato le accuse di maltrattamento dei prigionieri, e il presidente Ahmet Necdet Sezer ha graziato dei prigionieri malati, solo per essere poi criticato dall'estrema destra, dato che molti dei militanti rilasciati sono stati catturati o uccisi nel corso di scontri con le forze di sicurezza. Secondo il governo 189 scioperanti hanno ricevuto la grazia presidenziale dal 2000.
Nel 1980, il politico nazionalista gallese Gwynfor Evans minacciò di attuare uno sciopero della fame, allo scopo di costringere l'appena eletto governo conservatore a mantenere la promessa elettorale di creare un canale televisivo in lingua gallese. Il governo capitolò e il canale iniziò le trasmissioni entro la fine dell'anno.
L'attivista animalista britannico Barry Horne, morì il 5 novembre 2001 dopo una serie di quattro scioperi della fame, il più lungo dei quali durò 68 giorni (dal 6 ottobre al 13 dicembre 1998) lasciandolo parzialmente cieco e con danni ai reni.
Nel corso degli avvenimenti della primavera nera del 2001 in Cabilia (Algeria), nacque e si sviluppò un "Movimento cittadino" che traduceva in un'organizzazione democratica alternativa alle istituzioni dello Stato le istanze di libertà e di democrazia della popolazione della regione. Il Movimento si organizzò secondo strutture ancestrali (gli Aarch) e stilò un documento di rivendicazioni (la piattaforma di El Kseur). Il duro confronto con le autorità conobbe diverse fasi. Da parte dei Cabili fu costante il boicottaggio totale di ogni scadenza elettorale, e dopo l'ennesimo scacco nelle elezioni locali dell'autunno 2002, cominciò una campagna di arresti dei "delegati" dei villaggi nel Movimento cittadino. Per tutta risposta, i delegati arrestati ricorsero a una serie di scioperi della fame, che raggiunsero anche una durata preoccupante e portarono diversi prigionieri a rischiare seriamente la propria vita.
Il 26 novembre iniziò uno sciopero della fame a Bugia (27 detenuti di cui 7 delegati), il 3 dicembre a Tizi-Ouzou (5 detenuti: Tahat Alik, Lyès Makhlouf, Mohamed Nekkah, Mouloud Chebheb, Rachid Allouache e Belaïd Abrika), il 6 dicembre a Bouira (7 detenuti: Arezki Lalmi, Hidouche Akkal, Idir Derbal, Farid Derbal, Amar Bahmed, Ahmed Bouchneb e Amar Berkane). Lo sciopero dei prigionieri di Tizi Ouzou si concluse il 13 gennaio 2003, dopo 41 giorni, vista l'impossibilità di piegare la cinica indifferenza del governo algerino, che non avrebbe esitato a lasciar morire gli scioperanti (dopo un mese di sciopero l'unico commento del ministro degli interni, Zerhouni, era stato che si meravigliava che fossero ancora in vita), e vista anche la totale assenza di sostegno internazionale, a causa della mancanza di copertura mediatica degli avvenimenti.
Marco Pannella ha utilizzato in più occasioni questo strumento di lotta nonviolenta. Pannella ha sempre legato i suoi scioperi (nei quali si alimenta solo con alcuni cappuccini) a rivendicazioni legate al rispetto del diritto da parte delle autorità pubbliche.
Prima di lui Danilo Dolci e Aldo Capitini hanno utilizzato in Italia questo strumento di lotta politica.
L'associazione mondiale dei medici nell'articolo 6 della dichiarazione di Tokyo del 1975 dichiara che i medici non devono intraprendere l'alimentazione forzata in alcune circostanze: "Quando un prigioniero rifiuta l'alimentazione ed è considerato dal medico come capace di formare un giudizio oggettivo e razionale riguardo alle conseguenze di tale rifiuto volontario di alimentazione, il prigioniero o la prigioniera non sarà eseguita alcuna operazione. La decisione relativa alla capacità del prigioniero di formare un tal giudizio dovrebbe essere confermata da almeno un medico indipendente. Le conseguenze del rifiuto di alimentazione saranno spiegate dal medico al prigioniero."
Questo principio fu ribadito nel 1998 dalla World Health Organization adottato nello stesso anno dal Consiglio dei ministri della Comunità Europea (CE.98.008, art. 60/63) dove si esplicita però che se le condizioni dello scioperante peggiorano significativamente i medici devono fare rapporto all'autorità appropriata che prenderà provvedimenti in accordo con la legislazione nazionale.
La associazione medica americana è un membro dell'associazione medica del mondo, ma i membri dell'AMA non sono tenuti a eseguire ciò che dice l'AMM e non c'è nessun rapporto convenzionale che li lega.
Akbar Ganji è un giornalista iraniano imprigionato nella prigione di Evin dal 22 aprile 2000. Ganji è stato in sciopero della fame dal 19 maggio 2005 e i primi di Agosto 2005, eccetto per un periodo di 12 giorni di permesso che gli furono concessi 30 maggio 2005 prima della nona elezione presidenziale Iraniana il 17 giugno 2005. È rappresentato da un gruppo di avvocati, compreso il Premio Nobel per la Pace 2003 Shirin Ebadi. Mentre era in sciopero della fame, Ganji ha scritto due lettere alle persone libere di tutto il mondo. Il 12 giugno 2005 il segretario di stampa della Casa Bianca Scott McClellan disse in una dichiarazione che il presidente degli Stati Uniti, George W. Bush chiese all'Iran di rilasciare Ganji "immediatamente e senza condizioni. Mr.Ganji è, tristemente, solo una vittima di un'ondata di repressione e violazione dei diritti umani perpetrata dal regime iraniano" e "i suoi appelli di libertà meritano di essere ascoltati". Il presidente richiama tutti i supporti. "I suoi sforzi non dovrebbero essere inutili e vani". Il presidente invita tutti i sostenitori dei diritti dell'uomo e della libertà e le Nazioni Unite a prendere il caso Ganji e la situazione generale dei diritti dell'uomo nell'Iran: "il sig. Ganji, sa che mentre noi discutiamo sulla sua libertà l'america si leva in piedi con lui", ha dichiarato.
Lo sciopero della fame può avere conseguenze gravi e permanenti per la salute.
Ecco cosa accade al fisico umano durante uno sciopero della fame:
1 ° giorno. Si consumano le riserve di glucosio immagazzinato nel fegato e nei muscoli.
2 ° giorno. Si abbassa il glucosio nel sangue e si utilizzano gli acidi grassi e corpi chetonici. Il glicogeno muscolare può fornire energia per circa 12 ore.
5 ° giorno. Cominciano a danneggiarsi organi importanti come il fegato e i reni. L'organismo è passato da consumare glucosio e glicogeno immagazzinato a consumare i grassi che costituiscono la riserva di energia del corpo stesso. Nel corpo umano ci sono circa 10-11 chili di grasso che possono durare più di 40 giorni.
7 ° giorno. Una volta raggiunta la settimana sciopero, l'acidosi (basso pH del sangue) colpisce la funzionalità cardiaca peggiorando la circolazione. Il cervello comincia ad avere dei problemi dovuti alla scarsa affluenza di sangue.
14 ° giorno. I corpi chetonici, che sono prodotti di degradazione del grasso, in questo momento vengono utilizzati per la formazione di energia.
20 ° giorno. si iniziano a utilizzare principalmente le proteine muscolari. L'albumina ed gli edemi sono la prova di autofagia e autodigestione proteine.
30 ° giorno. La denutrizione colpisce tutti i sistemi del corpo, e si comincia a sperimentare una stanchezza enorme, che impedisce di parlare.
40 ° giorno. A partire dai quaranta o cinquanta giorni, il deterioramento diventa evidente per l'usura fisica, causando immobilità e arrivando a produrre perdita di conoscenza per mancanza di energia.
Si manifestano: Vomito continuo – diarrea – respiro debole – pressione arteriosa bassa – dolori ai reni – dolori alle articolazioni – rialzo della frequenza cardiaca – difficoltà nei movimenti – mancanza di sonno – stanchezza – sensazione di freddo – vertigini e nausea – grave diminuzione delle proteine del sangue, ipoglicemia e ipocalcemia.
Non sempre i soggetti possono ritornare ad un perfetto stato di salute: facilmente vanno incontro a infezioni (tubercolosi, endocardite lenta), e talora a distanza compaiono cirrosi epatica, insufficienza renale anche grave, ulcera, emorroidi, alterazioni endocrine a carico di varie ghiandole, anemia.
La morte da fame può essere causata anche da mancanza di sangue al cervello o insufficienza cardiaca.
L’acqua è il bene più prezioso per l’uomo. Il suo corpo, infatti, è composto per gran parte di acqua, che viene consumata durante la giornata – motivo per cui gli esperti ritengono di doverne assumere almeno due litri al giorno, che possono salire fino al doppio in casi eccezionali, come per esempio una sudorazione troppo intensa.
Ma quanto può resistere un uomo senza bere?
Una risposta esatta non esiste, perché dipende dalla corporatura del soggetto e dal suo stato fisico. Un bambino appena nato resisterebbe per un terzo del tempo di un uomo adulto; una donna ha potenzialmente la possibilità di resistere più a lungo di un maschio, perché consuma meno energie.
Dipende inoltre da vari fattori esterni, come il tipo di ambiente in cui ci si trova (nel deserto servirebbero quattro litri di acqua al giorno per una dieta corretta) e dal tipo di attività che si compie. Dormendo, per esempio, si riduce la perdita di liquidi.
In linea generale, con una temperatura ambientale attorno ai 15°C, un uomo può resistere una settimana intera senza bere, purché si nutra dei liquidi contenuti nei cibi freschi (frutta e verdura in primis).
A ogni modo, la disidratazione porta conseguenze in poco tempo, spesso anche gravi.
Se all’acqua non si può rinunciare nel breve termine, l’astinenza da cibo è invece più sopportabile.
Come nel caso della disidratazione, anche senza nutrirsi si possono avere conseguenze pesanti, ma nei primi due o tre giorni il vero problema è rappresentato più che altro dai morsi della fame.
Teniamo conto che l’energia del nostro corpo è alimentata dal glucosio (un tipo di zucchero presente in alte quantità nella frutta; è tra l’altro il composto organico più numeroso in natura). Il cervello pensa e agisce unicamente grazie alla nostra riserva di glucosio. Dal glucosio si ottiene un polimero prezioso, il glicogeno, che è la nostra vera fonte di energia.
Se manchiamo di assumere glucosio, inizieremmo a perdere la lucidità mentale.
Dopo il primo giorno e mezzo di astinenza da cibo, la scorta di glicogeno viene meno e il corpo si adatta, cominciando a “nutrirsi” degli avanzi. Al quarto giorno, saranno gli acidi grassi a darci la fonte di energia primaria (nello specifico, il cervello attingerà l’energia dai chetoni, che derivano dalla degradazione degli acidi grassi).
A questo punto avremmo un effetto curioso: euforia seguita da sensi più acuti, come se fossimo sotto l’effetto di una droga.
E’ alla seconda settimana (dopo 15-20 giorni di digiuno) che iniziano i danni permanenti in un uomo adulto. Dapprima il nostro corpo cercherà di che nutrirsi divorando le pareti dello stomaco. In seguito arriverà anche a decomporre lo stesso cervello.
Nonostante questo, comunque, occorrerà un intero mese senza mangiare perché sopraggiunga la morte.
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