mercoledì 27 gennaio 2010

Risotto ai carciofi ...

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Risotto ai carciofi
La ricetta del risotto ai carciofi è abbastanza leggera e non molto calorica. Grazie ai carciofi è buona fonte di magnesio e potassio.

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Ingredienti per 2/3 persone
5 carciofi
olio q.b.
1 spicchio d'aglio
70/80 gr. di parmigiano
brodo vegetale
1 cucchiaio colmo di squacquerone
pepe nero
limone

Preparazione
Pulire i carciofi, lavarli accuratamente e metterli a bagno in una terrina con acqua fredda e succo di limone. Versare l'olio in una padella, fatelo scaldare e fateci rosolare lo spicchio d'aglio tritato finemente facendo attenzione a non farlo bruciare.
Tagliare i carciofi a fettine sottili e versarli nella padella assieme al prezzemolto tritato, il pepe.

Aggiungere il riso e farlo tostare.

Dopo unire man mano il brodo vegetale preparato in precedenza.

Non appena il riso è cotto unire parmigiano grattugiato, squacquerone, pepe nero e mantecare.

Ecco il risultato finale:

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OROSCOPO
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Latte pro e contro
Ma è vero che il latte fa bene? E se si perché sono molte le persone che lo evitano? Ecco tutti i pro e i contro di questo alimento e le eventuali alternative.

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Il latte è un alimento fondamentale nella nostra alimentazione, anche se molte persone lo evitano. Eliminarlo del tutto però è un errore, solo i medici possono toglierlo dalla dieta, ad esempio motivati dalla presenza di patologie importanti come l’intolleranza al lattosio.

Gli intolleranti al lattosio e le allergie alle proteine del latte
E' circa il 15% della popolazione a non tollerare il lattosio, ovvero lo zucchero contenuto nel latte. Le cause possono essere diverse: il repentino passaggio dal latte materno a quello di mucca durante il periodo dell’allattamento, oppure il consumo eccessivo di latte e latticini e la tendenza con l’avanzare dell’età a produrre nel proprio organismo meno lattasi, l’enzima che divide il lattosio in zuccheri semplici. Per questo il latte si digerisce di più nell’infanzia che in età adulta, anche se basterebbe limitarne la quantità.
C’è chi invece è allergico alle proteine del latte di mucca, e a quel punto purtroppo non resta che eliminarlo del tutto dalla dieta.
I disturbi che spesso compaiono a causa d’intolleranze e allergie sono: gonfiori, flatulenze, mal di pancia e di testa.

Per chi è sano
Chi ha la fortuna di non soffrire di questi disturbi, il latte, sia vaccino che di capra, offre un apporto alimentare ricco di proteine, fosforo, potassio, magnesio e vitamine, e per di più una tazza di latte, scremato o parzialmente scremato, sazia e nutre.

I Pro
I motivi per cui il latte dovrebbe far parte della dieta delle persone sono vari:


•è ricco di proteine, fosforo, potassio, magnesio e vitamine
•bere una tazza di latte a colazione sazia e consente di tagliare le calorie al pranzo
•il latte abbassa la pressione arteriosa grazie ai peptici ipotensivi
•le caseomorfine del latte calmano ed esercitano un’azione rilassante

I contro
Le ragioni che molti sostengono in accusa del latte sono:


•aumenta il colesterolo e peggiora ulcere e gastriti
•secondo alcuni studi è associato ai tumori dell’intestino, a causa del contenuto di calcio, secondo altri a quelli dell’ovaio
•le ultime ricerche smentiscono la stretta relazione tra consumo di latticini e salute delle ossa

Chi ha torto e chi ha ragione?
Il rischio zero in alimentazione non esiste, per questo è difficile dire chi ha torto e chi ha ragione. Il latte, anche se povero di ferro, è un alimento quasi completo; una tazza di latte, uno yogurt o una porzione di formaggio fresco, sono più sani di merendine e succhi zuccherati. Una buona dieta è fatta di cibi vari, e quindi inserire i latticini ogni tanto non è nocivo.

Qual è il latte migliore?
Oggi le mucche producono più di ieri, 50 litri al giorno contro i 20 di una volta; ma il prezzo è che hanno difficoltà digestive a causa dei mangimi, sono trattate con farmaci e antibiotici e vivono meno. Chi vuole gustare il buon latte di una volta dovrebbe cercare quello di malga o biodinamico, controllando che il grasso venga a galla, mentre quello di capra e di pecora è più digeribile.

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OROSCOPO
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TRITARIFIUTI ...

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Tritarifiuti o dissipatore alimentare

Un tritarifiuti incorporato nel lavello, che faccia smaltire più facilmente l'umido e i rifiuti organici della cucina. Idea americana largamente usata in patria, ma nuova qui da noi in Italia. Vediamo insieme in cosa consiste e se è un vantaggio o meno.

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Avete presente i film americani, dove a un certo punto della scena l’attrice getta ciò che resta del pranzo nel lavandino e poi via, tutto sparisce quasi magicamente? Ecco, in quel caso molti di voi saranno rimasti inorriditi, altri stupefatti, altri ancora si saranno sicuramente meravigliati e chiesti, ma com’è possibile tutto ciò? Nessuna magia né trucco cinematografico. Per noi italiani tutto ciò, almeno fino a qualche tempo fa, rappresentava qualcosa di sconosciuto, se non appunto per averlo visto in un film targato USA; oggi è invece possibile vedere anche qui da noi i tritarifiuti, inventati in America nel 1927 dall’architetto John Hammens, questo è il nome dell’oggetto in questione, atto a tritare i rifiuti organici direttamente all’interno del nostro lavello di cucina!
Si tratta di una modalità alternativa di smaltimento dei rifiuti organici, rispetto alla classica raccolta nei cassonetti predisposti per l’umido, e c’è da domandarsi se ne valga davvero la pena e la spesa, considerando dunque tutti gli aspetti, quelli economici e anche soprattutto ambientali.
Nella maggior parte dei Comuni italiani è possibile smaltire i rifiuti umidi, derivati dal cibo, fondamentalmente attraverso la loro raccolta e il deposito all’interno dei cassonetti specifici, dati in dotazione a livello condominiale o personale (piccoli secchielli di colore quasi sempre marrone, comprensivi di sacchettino specifico), oppure in cassonetti più grandi sistemati acanto a quelli del generico in strada, davanti alle abitazioni. Insomma le opportunità per lo smaltimento di questa tipologia di rifiuti sono molte.

In aggiunta a queste è stata appunto introdotta la possibilità di installare a proprie spese, interpellando le ditte specializzate, il tritarifiuti domestico, anche chiamato dissipatore, direttamente sotto il lavello della cucina.
Le sostanze triturate, derivanti dagli scarti alimentari, seguono in questo modo i percorsi delle fognature e le acque di scarico, fino all’impianto comunale di depurazione delle suddette acque.
È probabile che questo rappresenti un carico in più da depurare, poiché dal punto di vista fisico le sostanze triturate hanno bisogno di un lungo lavoro di decomposizione per mezzo dei batteri esistenti presso gli impianti di depurazione, con il conseguente aumento dei fanghi di depurazione.

Un altro aspetto da considerare è l’uso dell’acqua, che va fatta scorrere necessariamente per un tempo maggiore per permettere il defluire degli scarti lungo le tubature. Probabilmente tale impianto è perfetto se all’origine esiste un altrettanto impianto di depurazione moderno, tecnicamente perfetto e avanzato e non antiquato e lento. Forse allora, il tritarifiuti potrebbe essere la soluzione ideale per quei paesi avanzati e ancora più moderni del nostro. Non è un caso se prima di installarli i tecnici attuino serie ricerche, sia territoriali sia funzionali, relative alla depurazione urbana, per verificare la fattibilità dell’installazione.

Impiegare il tritarifiuti correttamente potrebbe essere una buona soluzione per la riduzione dei rifiuti, per l’abbattimento delle immense quantità di ciò che ogni giorno buttiamo, magari nel generico, invece che indirizzarle nell’umido! Rappresenterebbe anche un’ottima prospettiva per il trasporto, che potrebbe essere in questo modo diminuito abbattendo l’impatto ambientale e le emissioni di Co2.
Sorge anche un’altra considerazione, ma la raccolta dell’umido non ha forse la finalità di raccogliere appunto per trasformare il tutto in utile compost? Lascio aperta la discussione.



Dal punto di vista legislativo in Italia l'uso dei dissipatori è possibile in virtù della legge 179 del 31 luglio del 2002, la quale è andata a modificare la 152 del 1999, che ne vietava l'uso. Tuttavia in Italia, come nella maggior parte dei Paesi europei, vi è in realtà un pochino di difficoltà ad accettarli.
Vi state chiedendo il costo? Eccovi la risposta: il costo è variabile dai 180-200 euro fino ai 600, a voi tutte le valutazioni e riflessioni del caso!

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OROSCOPO
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mercoledì 20 gennaio 2010

Carciofi trifolati ..........

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Carciofi trifolati

I carciofi trifolati sono un contorno gustoso e facile da realizzare. Ideali per accompagnare piatti a base di carni bianche.

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redienti per 4 persone
4 carciofi
1 limone
olio
1 spicchio d'aglio
40 gr di vino bianco
sale

Preparazione
Eliminare il gambo ai carciofi e togliere le foglie esterne più dure. Lavarli e poi tagliare la parte superiore delle foglie con le spine. Tagliare ogni carciofo in quattro spicchi e metterli in ammollo in una ciotola con acqua fredda e succo di un limone.



Intanto inserire lo spicchio di aglio nel boccale: 5 sec. vel.3
Versare l'olio e inserire i carciofi nel boccale e poi cuocere 10 minuti 100° antiorario vel soft.



Quasi al termine della cottura versare il vino e sfumare. Unire l'acqua ed i sale e cuocere 15 minuti 100° antiorario vel. soft


Verificare la cottura e se sono ancora troppo duri, lasciar cuocere per altri 2-3 minuti




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giovedì 7 gennaio 2010

Risparmiare a tavola .....

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Risparmiare a tavola

Seguendo qualche piccolo accorgimento possiamo avere piatti di qualità e prelibati senza dover spendere cifre esagerate.


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Secondo Coldiretti quasi 2 italiani su 3 prevedono di spendere la stessa cifra dello scorso anno ; ma il 19% ha in mente di risparmiare sulla spesa e quindi cercherà di fare uno shopping alimentare più oculato. Preparare una tavola con prodotti di qualità a basso prezzo non è una missione impossibile: ecco qualche suggerimento.



Gli affettati

Sono molte le famiglie che decidono di apparecchiare per l’antipasto con affettati e salumi. La prima regola è comprare volta per volta quello che serve perché i salumi deperiscono velocemente. Optiamo poi per quelli al banco, hanno un prezzo inferiore rispetto a quelli venduti in vaschetta, però vanno consumati a breve. Scegliamo poi i salumi stagionati, benché costino di più, rendono maggiormente.



La carne

Forse non tutti lo sanno, ma le carni seguono un ciclo di stagionalità e ci sono periodi in cui i prezzi di alcuni tagli scendono rispetto alla media. In questo periodo dell’anno per esempio meglio scegliere scamone, lombata, bistecca e girello di coscia di bovino e risparmieremo mediamente il 10%. Chi sceglie petto di tacchino o di pollo arriverà a risparmiare fino al 20%.



Il pesce

I pesci che offrono il miglior rapporto qualità-prezzo sono acciughe, cefalo, luccio, persico, razza, trota e cozze. Costano infatti meno di 10 € al kg e quindi la metà di vongole, seppie e orate. I pesci d’allevamento poi hanno prezzi stabili, a differenza di quelli che provengono dal mare. Chi non vuole rinunciare ai pesci più gustosi come salmone o anguilla, può però approfittare delle offerte di alcune catene di ipermercati.



La frutta

Nel periodo natalizio è possibile trovare numerose primizie e frutti esotici; chi vuole risparmiare deve dimenticarsi di queste delizie e fare scorta di frutta di stagione, che comunque è di gran lunga più saporita. Ma sulla tavola non può mancare la frutta secca: meglio scegliere quella sfusa, piuttosto dei sacchetti preconfezionati.



I dolci

Panettone e pandoro sono sicuramente tra gli alimenti più in offerta durante le feste; quindi è possibile avere una varietà di offerte speciali e scegliere la confezione con il prezzo migliore. Altro modo di risparmiare sui dolci delle feste è scegliere quelli a marca del supermercato che consentono di risparmiare fino al 40% rispetto a quelli di marche famose; in quanto a qualità non hanno nulla da invidiare; l’importante è tirarli fuori dalla confezione e magari servirli su un bel piatto di portata con creme e cioccolato fuso!



Il pane

La tavola delle feste è già ricca di carboidrati, dunque se ne potrebbe fare proprio a meno del pane! Chi però non vuole rinunciarvi e non vuole spendere una cifra spropositata può farlo in casa basta un forno normale, oppure comprare i pani normali e non quelli speciali con cereali o condimenti, che sono senz’altro più cari.



Il brindisi!

Non c’è festa senza il brindisi, e se vogliamo evitare i mal di testa del giorno dopo meglio scegliere sempre vini e spumanti di buona qualità. Un modo per spendere meno è andare direttamente nelle cantine dove si possono acquistare le bottiglie ad un prezzo inferiore, oppure cercare tra le varie offerte dei supermercati.

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Filetti di salmone in crosta ...

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Filetti di salmone in crosta

I filetti di salmone in crosta sono un secondo piatto gustoso ma semplice da realizzare. Basta sbollentare il salmone ed infagottarlo in porzioni di pasta sfoglia.

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OROSCOPO
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Ingredienti
1 o 2 filetti di salmone freschissimo
1 rotolo di pasta sfoglia
Erbette
Sale q.b.

Preparazione
Tagliare i filetti di salmone e sbollentarli in acqua bollente con un pò di limone. Farli Asciugare bene su carta assorbente.


Insaporire i filetti con le erbette tritate, salarli e condirli con un filo di olio. Stendere la pasta sfoglia sul piano di lavoro e tagliarla a spicchi. Adagiare un filetto di salmone per ogni spicchio di pasta sfoglia.


Infagottare i filetti di salmone nella pasta sfoglia, ungere i fagottini in superficie con poco olio ed infornare a forno caldo ventilato a 160° per circa 30 minuti.

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BachecaWeb
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martedì 5 gennaio 2010

Frutta esotica...





Frutta esotica
A centro tavola come decorazione o a fine pasto in macedonia o ancora cucinata in piatti particolari: la frutta esotica è ormai entrata nelle nostre case.


Tanti anni fa era sconosciuta ai più, chi aveva la fortuna di recarsi in viaggio in un paese tropicale la assaporava per la prima volta e poi magari riusciva a portarla in dono, quasi come un souvenir pregiato, a parenti ed amici. Oggi la frutta esotica non è più una rarità. Soprattutto nel periodo natalizio troneggia elegante e colorata sulle nostre tavole, dando quel tocco esotico e curioso.

La sua diffusione è particolarmente estesa, direi a livello capillare, mentre fino a qualche anno fa si poteva trovare con difficoltà nei negozi di primizie, oggi basta entrare in qualsiasi supermercato e a volte dal fruttivendolo sotto casa per acquistarla in tutta tranquillità. Il motivo per cui vi sia stata una così grande diffusione di questa frutta è legato all’arrivo nel nostro Paese di molte persone straniere che, provenendo da ogni parte del mondo hanno cercato di creare anche delle attività di vendita correlate alla loro terra d'origine, come per esempio la vendita di cibi etnici in generale.

Sicuramente ci sono pro e contro in questo tipo di acquisto poiché, dopo aver tanto sentito parlare di spesa a Km zero, certamente non è possibile sostenere che acquistare del mango o della papaya sia esattamente un acquisto consapevole e responsabile, ma ovviamente viviamo in democrazia, e tutto ciò rientra nella libertà di scelta, di pensiero, e di libero mercato!

Sotto Natale poi si ha davvero l’invasione di questi frutti e per molti di noi è una vera e propria tentazione, soprattutto se si è curiosi di conoscere nuovi sapori, profumi, toccare bucce strane, gusci rugosi, ammirare colori variopinti, e magari non si ha la possibilità di recarci in paesi lontani per assaporarla in loco.


Proviamo a vedere insieme la frutta esotica più conosciuta fino ad arrivare a quella più strana e bizzarra, cercando anche di valutare la possibilità pratica dell’acquisto in funzione della sua freschezza, parametro che va assolutamente applicato, ma che a volte a causa della nostra poca conoscenza in materia “tropicale” può risultare difficile.


Il mango, bello, dolce e particolarmente aromatico. Tutte queste peculiarità se si sceglie il frutto sbagliato, ovvero acerbo, vanno a decadere e si rischia, nel caso lo si assaggi per la prima volta, di rimanerne delusi, e sarebbe un peccato!

Arriva dalla lontana India, ma anche dall’Africa e dal Sud America; proprio in relazione alla provenienza è possibile trovarne diverse qualità, alcune più piccole altre più grandi e altre ancora più colorate, infatti il colore può variare dal verde fino al rosso o al giallo quando è maturo. Il seme all’interno di questo frutto è molto grosso, piatto, ben adeso alla polpa, il cui profumo è un pochino, acido mentre il sapore è davvero intenso.

Quando lo si acquista non deve essere particolarmente duro, ma morbido, poiché significa che è abbastanza maturo, la buccia non deve presentare ovviamente nessuna macchia.

Il mango è ricco di vitamina C e A, va conservato a temperatura ambiente, in casa tenete presente che matura facilmente.


L’avocado è un altro frutto molto amato, usato per lo più non tanto come frutto ma per preparare ricche insalate. E' molto grasso: 23% di lipidi e una porzione da 140 grammi apporta circa 300 calorie. A causa della sua alta componente lipidica tende ad ossidarsi facilmente e dunque a diventare nero e rancido, ciò significa che va consumato in poco tempo.


La papaya ha la buccia è gialla e il frutto quando è maturo è tenero, non duro. La polpa interna è invece arancione (bellissimo il contrasto quando si apre), ricca di molte vitamine e acqua, ha un gusto succoso, dolce e pieno, vagamente simile al più conosciuto melone.


Dalla lontana Cina arriva invece il litchi, la “ciliegia cinese”. Molti di voi lo avranno assaggiato al termine della cena la ristorante cinese, magari in macedonia sottofroma di frutta sciroppata. All'esterno è rugoso e con piccole escrescenze dure, di colore rosso o rosa intenso. All’interno è simile ad un grande chicco d'uva bianco, liscio, dolce, ricco di vitamine e sali minerali. Se acquistato fresco va conservato in frigo, poiché abbastanza delicato, se non è fresco occhio all’odorato, annusate con attenzione e sentirete odore di alcol etilico.


Il pitahaya, anche detto dragon fruit, è un piccolo frutto simile al nostro fico d’India, prodotto dal cactus, il cui suo sapore evoca quello del kiwi. Il colore esterno è simile a quello del pesce palla, rosso, con tante punte sulle quali terminano delle specie di spine verdi, insomma sembra quasi un frutto di un altro pianeta e per questo affascinante. La polpa all'interno è morbida, dal gusto dolce e delicato, bianca con semini neri commestibili.


Il rambutan, simile a un litchi, ma dal guscio tutto peloso e rosso, sembra quasi una spugna o un riccio di mare bislacco. Il suo bel colore esterno è sinonimo di freschezza, poiché se invecchia diventa bruno. Anche l'interno e il gusto della polpa ricordano il litchi. Questo frutto proveniente dal sud-est asiatico è spesso usato come dolcificante del tè freddo, spremuto come fosse un limone.


La karambola, anche detta star fruit, è un frutto lungo che, una volta tagliato a fette nel verso orizzontale, sembra appunto una stella perfetta, probabilmente vi sarà capitato di vederla a cavallo del bicchiere di un cocktail, poiché molto decorativa. Ha la polpa interna gialla, non ha esattamente un gran sapore, ma è ricchissima di vitamina C.


Il mangostano, sembra una strana noce all’esterno, mentre all’interno sembra quasi una testa d’aglio, poiché diviso in spicchi. Proviene dall'Asia sud-orientale ed ha un gusto delicato, leggermente agrodolce, forse non gradevole per tutti, ma ottimo come bevanda dissetante. E' molto difficile da trovare, ma chi è curioso di assaggiarlo può provare a rivolgersi in negozi di commercio equosolidale.




Il cocco è tra i frutti esotici più conosciuti e consumati, non solo nel periodo natalizio ma anche durante tutto l’anno, usato anche per preparare ottimi dolcetti. È prodotto principalmente in Sri Lanka, Costa D’Avorio e Repubblica Domenicana; in questi tre paesi in realtà si usa in modo molto più ricco rispetto a come lo consumiamo noi, anche perché lì si beve il succo quando il cocco è ancora fresco, quello che troviamo noi sul banco del supermercato è in realtà meno fresco e il succo spesso è imbevibile. La polpa ha un sapore fresco e al contempo dolce, aderisce al guscio tramite una sottile pellicola marrone. Prima di acquistare il cocco sarà bene osservare la sua integrità, il guscio non deve evidenziare assolutamente screpolature, non deve avere fuoriuscite di liquido, i tre avvallamenti simili a piccoli occhi presenti nella parte bassa, non devono presentare muffa, ma essere puliti e secchi. La polpa del cocco è particolarmente delicata, può inacidirsi facilmente, va conservata in frigorifero solo per qualche giorno, preferibilmente nel suo succo.

Dal punto di vista nutrizionale 100 grammi di cocco apportano circa 350 calorie, dunque è particolarmente energetico, il suo contenuto in lipidi è pari al 36% di cui il 31% saturo.
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L’ananas, noto soprattutto a chi tenta tutte le strade possibili e impossibili per perdere qualche chilo, poiché all’interno di questo bellissimo frutto vi è la bromelina, un enzima naturale che facilità la digestione. È prodotto in moltissimi Paesi tropicali e, viste le lunghe distanze che deve percorrere, è raccolto acerbo, tecnica diffusa e applicata anche per altri frutti tropicali, come ad esempio le banane. Purtroppo questo fa giungere a noi l’ananas acerbo, mentre il miglior modo per gustarlo sarebbe farlo maturare sull’albero.

Quando lo acquistiamo facciamo attenzione prima di tutto al suo profumo, dunque usiamo bene il nostro naso, che dovrà essere delicato, dolce, gradevole, se non è così, ma si avverte un odore intenso e grave allora non sceglietelo. La buccia non deve avere la minima ammaccatura, questo comprometterebbe la polpa, inoltre se è troppo gialla denota che la freschezza del frutto è...molto lontana.

Una porzione di ananas (una fetta pesa mediamente 150-200 grammi) fornisce al nostro organismo circa 60-80 calorie, ricca di vitamina C, di zuccheri, e di potassio.




Il dattero, ideale per piccoli ed energetici spuntini, una piccola porzione di 4 o 5 datteri è sufficiente per caricarci di energia a pronta presa e fornirci un quantitativo calorico pari a una pera di medie dimensioni. In commercio si possono acquistare sia i datteri secchi, sia quelli freschi, molto più carnosi e polposi, ma dal gusto meno dolce. Il frutto fresco è molto più grande, quasi il triplo, lucido e dalla pelle ben tesa.

Al momento dell’acquisto sceglieteli a “grappolo” cioè ancora attaccati al loro rametto originale, di solito questo tipo non ha subito trattamenti chimici e dunque è privo di conservanti. Per riconoscerli badate anche alla lucentezza, in questo caso sono più opachi, mentre quelli nelle vaschette spesso sono lucidi artificialmente. Nel caso di acquisto di datteri freschi è meglio tenerli in frigorifero, mentre quelli secchi si potranno conservare in luogo fresco e asciutto, ma protetti magari in una confezione per alimenti, poiché al contatto con l’aria tendono a perdere la loro morbidezza.

Sono frutti particolarmente dolci, normalmente sconsigliati ai diabetici o alle persone in sovrappeso. Sono ricchi di vitamina A, di ferro e di fibra.


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Fichi secchi al cioccolato fondente

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Fichi secchi al cioccolato fondente
Golosi fichi secchi con ripieno di noci e ricoperti di cioccolato fondente, ottimi per il periodo natalizio.


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Ingredienti
1 confezione di fichi secchi
noci
1 tavoletta di cioccolato fondente (o più a seconda del numero dei fichi)

Preparazione
Prendere singolarmente i fichi dalla confezione e procedere con la loro preparazione.

Aprirli con un coltello appuntito facendo attenzione a non separare le due parti.

Farcire ogni fico secco con 1-2 gherigli di noci.

In un pentolino far sciogliere a bagnomaria il cioccolato fondente ed immergerci i fichi ripieni.

Adagiare i fchi secchi su un foglio di carta da forno e farli asciugare bene.

Dopo che il cioccolato di è raffreddato si possono mangiare. Conservarli in frigorofero.

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