sabato 29 dicembre 2012

cucinare e aiutare il nostro pianeta


Ho trovato un articolo interessantissimo sul sito del WWF – OnePlanetFood e lo voglio condividere con voi proprio perchè il nostro Pianeta sta cambiando e noi dobbiamo fare qualcosa. Questi 10 piccoli passi non sono passi da gigante, possono essere fatti da tutti e sono sicuramente importanti non solo per il Pianeta ma anche per la nostra salute.Il cibo è inutile negarlo, ha una grande responsabilità sulla decadenza del Pianeta, sia da come si produce a come si consuma. Quindi dovremmo metterci molta attenzione alla qualità, alla quantità e alla tipologia dello stesso, perchè sono tutte caratteristiche che influiscono molto sia sulla nostra salute che sulla salute dell’ambiente.
Questo significa che è necessario scegliere ogni giorno un’alimentazione che sia sostenibile per il nostro pianeta e fonte di benessere per gli individui sempre più affetti da malattie legate a una cattiva o eccessiva alimentazione.


WWF Italia: One Planet Food


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 La nostra alimentazione ha un impatto enorme sul Pianeta: gli effetti della filiera alimentare, che va dalla produzione al consumo, gravano sulle specie e gli habitat, sulle emissioni di gas serra, sulle risorse naturali, sulle foreste e sul degrado del suolo nonché sulle società. Il WWF è impegnato per ridurre dell'insostenibilità delle filiere alimentari: per tutelare la nostra salute, ma anche per ridurre gli impatti sugli ecosistemi. Oneplanetfood.info vuole essere uno strumento a servizio dei cittadini delle istituzioni e delle imprese, per comprendere l'urgenza e la necessità della trasformazione e per trovare soluzioni concrete per attuare modelli di produzione e consumo meno insostenibili sotto il profilo ambientale.



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 Ecco 10 suggerimenti per migliorare la nostra vita.

1 Acquista prodotti locali

  • compri prodotti freschi
  • sostieni l´economia locale e le filiere italiane
  • riduci le emissioni di CO2 limitando i trasporti
  • privilegi prodotti tipici e varietà nostrane, spesso a rischio di estinzione

2 Mangia prodotti “di stagione”

  • i prodotti di stagione, soprattutto se locali, impiegano poco tempo per arrivare sulle nostre tavole mantenendo così un più elevato contenuto di vitamine e nutrienti rispetto a quelle che, fuori stagione, devono fare molta strada e permanere nei frigoriferi prima di giungere ai banchi del supermercato.

3 Diminuisci i consumi di carne

  • l’allevamento genera molti più gas serra dell’intero settore dei trasporti. Se non vuoi rinunciare alla carne, cerca almeno di ridurre il numero di volte in cui la mangi a settimana e le porzioni, consumando carne di migliore qualità (prodotta localmente con metodi di allevamento estensivo)

4 Scegli i pesci giusti giusti!

  • PREDILIGI il pesce pescato, rispetto a quello di acquacoltura
  • SCEGLI specie non in pericolo di estinzione.
  • RISPETTA la regola della taglia minima di vendita delle specie
  • DAI LA PRECEDENZA al pescato locale, diversificando le specie
  • CONSIDERA la stagionalità delle specie

5 Privilegia prodotti biologici

  • le coltivazioni biologiche siano in grado di migliorare fortemente la capacità dei suoli di assorbire e fissare il carbonio, sottraendo così anidride carbonica dall’atmosfera
  • In agricoltura biologica non si utilizzano sostanze chimiche di sintesi (concimi, diserbanti, insetticidi, pesticidi) ma si provvede alla difesa delle colture in via preventiva e con tecniche di coltivazione appropriate che si avvalgano per esempio della rotazione delle culture, appropriata scelta delle varietà per competere con le erbe infestanti e per resistere alle malattie, etc.
  • riduce significativamente il rischio di contaminazione dei corsi d’acqua e di bioaccumulo di sostanze tossiche nella rete alimentare.

6 Riduci gli sprechi: 

se l´hai acquistato, mangialo.

  • Acquista e prepara solo il cibo che hai la certezza riuscirai a mangiare, se non riesci a finire tutto, conserva gli avanzi in frigorifero e consumali il giorno successivo, sempre previo riscaldamento a temperatura elevata (70-75°C) per qualche minuto.

7 Cerca di non acquistare 

prodotti con troppi imballaggi

  • possiamo scegliere di acquistare merci con meno imballaggi
  • preferire i formati più grandi piuttosto che le monodosi
  • preferire i prodotti sfusi e alla spina (in cui i consumatori si recano nei punti vendita muniti di un contenitore che poi riempiranno grazie al sistema dei dispenser) che puntano a ridurre rispettivamente i contenitori necessari o a permetterne il riutilizzo

8 Cerca di evitare i cibi

 eccessivamente elaborati

  • provare a sostituire qualche snack con un frutto fresco e rimettersi qualche volta in più ai fornelli, per non perdere la conoscenza delle caratteristiche e proprietà dei cibi che si portano a tavola e delle tradizioni culinarie italiane.

9 Bevi l’acqua del rubinetto

  • la qualità dell’acqua di rubinetto è garantita: è sicura, salubre, limpida, batteriologicamente pura e accettabile al gusto
  • la migliore acqua da bere non si trova necessariamente in una bottiglia, se vogliamo bere acqua pura dobbiamo porre maggiori sforzi nel proteggere fiumi, laghi e falde idriche e investire in modo che tale acqua arrivi in modo sicuro alle case del consumatore attraverso i rubinetti.

10 Evita gli sprechi 

anche ai fornelli

  • Oltre a riciclare quello che avanza in cucina, anche l’uso corretto dei fornelli può aiutare a non “bruciare” risorse!Quando usi il forno, puoi decidere di mettere a cuocere più teglie insieme, cercando di evitare di aprire in continuazione il forno per verificare cosa stia succedendo alle tue pietanze. Puoi, inoltre, spegnere qualche minuto prima dell´avvenuta cottura, ultimandola con il calore residuo. Un´altra potenziale forma di risparmio è legata all´uso del coperchio capace di ridurre i tempi di cottura e l´energia utilizzata.
  • Occhio alla fiamma: è importante scegliere pentole e fornelli proporzionati tra di loro, infatti solo il calore che raggiunge il fondo della pentola è utile alla cottura…se la fiamma va oltre i bordi spreca energia, oltre a bruciare i manici,!
  • Ultimo ma non meno importante, per le cotture lunghe è bene utilizzare la pentola a pressione, capace di dimezzare i tempi e gli sprechi di energia.


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domenica 23 dicembre 2012

Buon appetito


Il bello di dirsi 

“Buon appetito!”

Lo dicevamo sempre, all’inizio dei pasti: Buon appetito!
La maggior parte di noi continua a dirlo, anche se ogni tanto capita di incontrare qualcuno che ammonisce: “non si usa più”.
Non arrivo a capire il perché di questa censura. Forse che augurare buon appetito è ritenuto volgare? Forse si ritiene inopportuno in una società di obesi e di sovrappeso, ai quali meglio si adatterebbe la raccomandazione di moderare e trattenere l’appetito? Forse è un riemergere di antiche fobie, di quella diffidenza per i piaceri del corpo che una certa cultura ha propagandato per secoli?
Ma, in primo luogo, buon appetito non significa “mangiare molto”. Significa semmai “mangiare bene”. Significa (proviamo a invertire i termini) un appetito buono, un rapporto cordiale con il corpo e un’amorevole attenzione ai segnali che esso ci manda. Significa una gestione equilibrata di questi segnali, il riconoscimento di quanto ci serve e ci compete, per godere sobriamente dei piaceri del cibo anche in funzione della salute: “Il piacere onesto e la buona salute”, per dirla con l’umanista Bartolomeo Sacchi, meglio noto con lo pseudonimo Platina, che così intitolò la sua opera più celebre.
Appetito viene dal latino “ad-petere” e significa il desiderio, l’essere attratti da qualcosa. Non è la fame, pulsione istintiva che serve a sopravvivere, a riempire lo stomaco, a fare il pieno di benzina in questa macchina che si chiama corpo. È qualcosa di meno e di più importante. Meno, perché l’appetito non ci obbliga a mangiare, ma garbatamente ci invita. Più, perché introduce l’elemento del piacere e della discrezione (nel senso letterale di “scegliere”) rielaborando in senso culturale l’istinto della fame. Certo, ciò può accadere solo quando la fame non urla troppo. Perciò l’appetito è un lusso, che non tutti, e non sempre, si possono permettere. Augurare buon appetito è come dire: spero che la tua fame non sia tale da impedirti un rapporto cordiale e piacevole col cibo. Augurare buon appetito è un gesto gentile, affettuoso. Non perdiamolo.
Mi è capitato di riflettere sulle diverse modalità con cui questa idea si declina nelle varie lingue. Il modo più diffuso è pensare l’augurio in funzione del pasto che comincia: “Buon appetito!”, appunto. Come in francese: “Bon appétit!”. O in tedesco: “Guten Appetit!”. O in portoghese: “Bom apetite!”. In altri casi l’accento si sposta sul risultato finale del pasto, e l’augurio è che possa portare benessere al corpo: “¡Que aproveche!” dicono gli spagnoli, ossia: buon pro ti faccia. Altre volte ancora, l’augurio si colloca non prima né dopo, ma durante il pasto. Come in inglese: “Enjoy your meal!”.
Mi piacerebbe conoscere tutte le lingue del mondo, per cogliere le tante sfumature di questo delizioso augurio. 



Massimo Montanari

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Frutta secca


Frutta secca

scopriamo i suoi vantaggi


Tutti i medici e non solo gli specialisti della nutrizione rinnovano ogni giorno il consiglio di mangiare più frutta fresca, magari con una preferenza per i prodotti stagionali che possono vantare qualche merito salutistico in più, tra patrimonio vitaminico e meno trattamenti conservanti.
Poco o nulla si parla, invece, della frutta secca, salvo un temporaneo ritorno di popolarità nel periodo natalizio, quando l’orgia gastronomica travolge gli argini del buonsenso e le raccomandazioni nutrizionali.
Per prima cosa dobbiamo far chiarezza sulla terminologia. Non si può accomunare, dal punto di vista nutrizionale, la frutta secca a guscio (noci, mandorle, pinoli, arachidi, pistacchi) con la frutta polposa essiccata al sole o in forno. Scherzando, va poi ricordato ai bambini, incantati dalla sapienza delle imitazioni, che in nessun modo si può equivocare tra frutta essiccata e quella miniera di carboidrati rappresentata da certi dolci, tipicamente siciliani, a base di pasta di mandorle e con mascheramento esterno che rievoca la vera frutta.
La frutta secca a guscio è detta “oleosa”, perché ricca di pregevoli grassi polinsaturi, tra cui gli ormai famosi omega3, ma è dotata, inoltre, di una buona frazione proteica, vitamine B ed E, potassio, fosforo, ferro, calcio, come ben sanno i vegetariani più rigorosi.
La frutta secca polposa (uva passa, prugne, albicocche, ecc.), poco importa se disidratata al sole o in forno, si caratterizza, viceversa, per un alto contenuto di zuccheri e di fibre con una irrilevante presenza di grassi.
L’interesse nutrizionale della frutta secca a guscio deriva quindi dai benefici salutistici che il consumo abituale della frazione grassa può avere in particolare sulla patologia cardiovascolare e sulle dislipidemie.
Diversi studi scientifici, dell’ultimo decennio, hanno confermato le antiche supposizioni favorevoli, riconducibili a particolari gruppi di consumatori abituali (Adventish Health Study, 1992). Citerò, fra gli altri, lo Yowa Women’s Health Study (1996), durato 7 anni, su 34.486 donne con un consumo di 4 porzioni/settimana e riduzione del 40% delle morti per patologia coronarica; Harvard Nursey’s Health Study (1998) su 86.016 donne, durato 14 anni, con 5 o più porzioni/sett. e riduzione delle cardiovasculopatie; Phisycian’s Health Study (2002) su 21.454 soggetti, durato 12 mesi, dove l’assunzione regolare di frutta secca si associa a una riduzione del 30% del rischio di morte per patologia vascolare.
Sono ancora più numerose e concordi le risultanze su una lieve riduzione dei livelli di colesterolo totale e LDL, nonché dei trigliceridi e della insulino-resistenza. Insomma, la frutta secca non è un farmaco ma il consumo abituale sembra avere per chiunque più di un vantaggio, specialmente per chi è fisicamente attivo e non deve temerne il notevole contributo calorico.



Eugenio Del Toma


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lunedì 10 dicembre 2012

Totani gratinati al forno


Totani gratinati al forno

700gr di totani, 2 spicchi d'aglio tritati finemente,prezzemolo tritato, olio extravergine di oliva 1/2 bicchiere, pane gratuggiato, succo di limone. Aggiungere all' olio di oliva il prezzemolo e l'aglio,sale quanto basta ed emulsionare in una ciotola larga, dove poi aggiungiamo i totani possibilmente freschissimi,do
po averli lavati e asciugati,lasciare a bagno circa 10 min. Successivamente passarli nel pane gratuggiato,e metterli in una teglia a gratinare al forno per circa 5 min da un lato e altrettanti dopo averli girati,metterli in bella vista sul piatto aggiungendo il succo di limone ed eventualmente un po dell'emulsione di olio e prezzemolo e aglio.





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CARCIOFI


CARCIOFI
carciofi bolliti con acqua e aceto e conditi con olio extra vergine , se volete aggiungete qualche grano di pepe!

Ottimi da consumare una foglia alla volta intinta nel pinzimonio .
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giovedì 6 dicembre 2012

Ciambella alla ricotta e gocce di cioccolato


Ciambella alla ricotta e gocce di cioccolato


INGREDIENTI: 250 gr. di ricotta 190 gr. di zucchero 200 gr. di farina 2 uova intere + 1 tuorlo 1 cucchiaino di vanillina 1 bustina di lievito per dolci 45 gr. di gocce di cioccolato 1 pizzico di sale Burro q.b.

Niente più tristi colazioni solo con lo yogurt e i biscotti: con la nostra ciambella alla ricotta e gocce di cioccolato, il risveglio avrà tutto un altro sapore!

Preparazione:
Setacciate la ricotta e iniziate a lavorarla in un recipiente dai bordi alti, aggiungendo poco alla volta lo zucchero. Unite anche la vanillina, il lievito e la farina setacciata. Rompete le uova e separate i tuorli dagli albumi: i primi incorporateli nella terrina e mescolate, in modo da amalgamare bene tutti gli ingredienti.

Gli albumi montateli a neve con un pizzico di sale in un’altra ciotola e poi, con movimenti delicati, incorporateli ai tuorli. Unite infine le gocce di cioccolato e mescolate bene, sino a quando tutti gli ingredienti si saranno amalgamati.

Imburrate uno stampo per ciambella del diametro di 24-26 centimetri e versate all’interno il composto. Infornate in forno preriscaldato a 180°C per circa 45 minuti, sino a quando lo stecchino uscirà asciutto e pulito. Sfornate la ciambella e, quando si sarà raffreddata, servitela in tavola.



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