sabato 13 febbraio 2016

IL KARKADE'



Il karkadè è conosciuto anche come tè dell'Abissinia, tè di ibisco o semplicemente come infuso di ibisco. I fiori di ibisco (Hibiscus sabdariffa) vengono essiccati in modo da consentire la preparazione dell'infuso. L'infuso di karkadè ha un colore rosso intenso poiché è ricco di antociani e pigmenti naturali. Contiene anche tannini e flavonoidi, acido ascorbico e fitosteroli.

Il carcadè è costituito dal calice carnoso del fiore dell'Hibiscus sabdariffa da cui si può ricavare per infusione una bibita dissetante dal sapore gradevolmente aspro e dal colore rosso intenso .

Nei paesi dove viene consuetamente coltivato (es. Senegal) il fiore viene raccolto in due diverse fasi di maturazione, ottenendone due tipi: il carcadè verde (di uso quasi esclusivamente locale), ed il carcadè rosso quello da noi comunemente conosciuto. In alcuni paesi i fiori maturi freschi sono utilizzati anche per produrre confetture.

Un tempo il suo consumo era notevole in Italia, dove era annoverato fra i prodotti coloniali provenienti dall'Eritrea, a suo tempo colonia italiana. Il carcadè veniva infatti anche chiamato "tè degli Italiani", ciò dovuto al fatto che con le sanzioni economiche dopo la guerra d'Etiopia il tè era divenuto molto costoso e così il regime seguendo la sua filosofia autarchica lo promosse al posto di quest'ultimo. Il suo consumo è particolarmente alto in Egitto, sia caldo (con un vago sapore agre) che freddo, per le forti capacità astringenti che aiutano a combattere la disidratazione e la sete.

Pianta arbustiva perenne, con fusto alto fino a 3 metri. Le foglie sono verdi con margine leggermente dentato e lamina trilobata.

I fiori hanno cinque petali riuniti in un calice rosso e carnoso. I frutti sono capsule.

Originaria dell’Africa tropicale, è stata introdotta in diverse regioni tropicali: India, Ceylon, Giava, Antille. Oggi viene prodotta soprattutto in Sudan, Senegal e Thailandia, in America tropicale e in India. Necessita poca acqua e poche cure; predilige le zone dal clima caldo, con estati piovose e inverni non troppo rigidi e asciutti.

La parola karkadè deriva dal nome karkadeb con cui la pianta è chiamata nel dialetto Tacruri, in Etiopia. Conosciuto anche con altri nomi come "tè rosso" (per le affinità di preparazione con il tè), tè rosso d'Abissinia, tè Nubiano, Acetosa Giamaicana, il karkadè è una bevanda molto diffusa soprattutto nei paesi caldi, e in Egitto, dove viene consumato sia caldo che freddo, perché molto rinfrescante e dissetante, per questo, tradizionalmente nei lunghi viaggi, gli africani ne tengono in bocca un fiore secco.

In Italia la bevanda è arrivata nel XVIII secolo grazie ai vari imperi coloniali occidentali. La fama del karkadè ha subito alti e bassi. Durante il fascismo, fu importato nella nostra penisola solo allo scoppio della guerra contro l’Etiopia (1935), quando la Società delle Nazioni inflisse all’Italia alcune sanzioni economiche e il governo fascista organizzò il sabotaggio dei prodotti stranieri. Fu così che il tè, prodotto nelle colonie inglesi, venne sostituito con il karkadè (accolto con scarso entusiasmo).

In America nel periodo del proibizionismo fu usato al posto del vino (per l'aspetto esteticamente simile), in altri luoghi, come in Jamaica, divenne per il colore rosso rubino la bevanda di Natale.



Il karkadè contiene acidi organici (acido malico, fitosteroli, antocianosidi, ibiscico, citrico e tartarico, acido ossalico, acido ascorbico), che conferiscono proprietà diuretiche e antisettiche delle vie urinarie, utili nelle infezioni come la cistite.

La vitamina C dall’azione antiossidante, antinfluenzale e vitaminizzante, fluidifica il sangue, mentre la presenza di flavonoidi e antociani, oltre a regalarle il bel rosso intenso dei suoi pigmenti, rendono la pianta vasoprotettiva, utile in caso di fragilità capillare varici, emorroidi e couperose e cellulite.

Il karkadè è un rimedio per l'ipertensione; recenti studi ne hanno evidenziato le spiccate capacità regolatrici della pressione sanguigna, perché se da un lato permette l’eliminazione delle tossine e le sostanze in accumulo attraverso la diuresi, dall’altra l’azione fluidificante del sangue permette un migliore funzionamento dell’intero sistema cardiocircolatorio, grazie anche ai polifenoli, presenti nel suo fitocomplesso.

Inoltre essendo una malvacea, come la malva e l’altea, contiene le mucillagini che esercitano un’azione lenitiva e protettiva sui tessuti interni dell’organismo, indicata per tutti i tipi di infiammazioni delle mucose, come gengiviti, mal di gola, raffreddore e tosse.

Nonostante la presenza dei tannini rendono il karkadè una pianta astringente, le mucillagini, quando vengono a contatto con l’acqua, formano un massa gelatinosa che aiuta meccanicamente l’evacuazione svolgendo un’azione dolcemente lassativa.

INFUSO: 1 cucchiaio raso di karkadè, 1 tazza d’acqua
Versare i fiori nell’acqua bollente, e spegnere il fuoco. Coprire e lasciare in infusione per 10 min. Filtrare l’infuso e berlo caldo o freddo, come piacevole bevanda o per fare un carico di vitamina C.
Se assunta in grandi quantità può avere un’azione lassativa, alle dosi indicate non si segnalano effetti indesiderati, è una pianta sicura. Come tutte le sostanze ad alto contenuto di vitamina, non va abusata in gravidanza e allattamento.



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