venerdì 20 novembre 2015

TROPPO SALE



Consumiamo troppo sale (circa 10 gr al giorno, contro i 4-5 gr raccomandati), in genere senza nemmeno rendercene conto, dato che nell’industria alimentare si esagera regolarmente con questa sostanza nella preparazione dei prodotti. Questo consumo eccessivo è pericoloso per la salute, ma anche per la linea.
Il sale, (ossia il cloruro di sodio), è necessario al funzionamento dell'organismo. In particolare, è grazie all’equilibrio potassio/sodio che si realizza l'equilibrio idrico del corpo. Se non si consuma sale a sufficienza, si può andare incontro alla disidratazione. D'altronde, il sale è essenziale per il piacere gustativo, poiché serve a valorizzare il sapore degli alimenti. Senza sale i piatti sembrano insipidi.
Assumere troppo sale (più di 4-5 gr al giorno) è nocivo per la salute: fa male allo stomaco, aumenta le quantità di calcio nei reni e, soprattutto, aumenta il rischio di ipertensione arteriosa, è fonte di malattie cardiache e cerebrali. Il consumo eccessivo di sale favorisce anche la ritenzione idrica e la formazione di edemi. Infine, il sale stimola l'appetito: più una pietanza è salata, più si ha voglia di continuare a mangiarne. Il sale può essere, quindi, anche se indirettamente, responsabile dell’aumento di peso.

Si può dire che l'abuso di sale non è causato dalla presenza costante della saliera sulle nostre tavole, ma piuttosto dalle quantità di sale presenti negli alimenti. I tre quarti del cloruro di sodio che ingeriamo, infatti, derivano da prodotti salati durante la loro preparazione artigianale o industriale: pane e prodotti di panetteria, salumi, formaggi, piatti pronti, pizze, torte salate, minestre in scatola, sandwich, cereali e anche succhi di frutta, bibite, latticini zuccherati, biscotti…

Consumare meno sale è necessario se si vuole preservare la propria salute. Per farlo, basta cambiare le proprie abitudini e, soprattutto, resistere anche se l'alimentazione sembra insipida. Dopo 3-4 settimane circa, le papille gustative diventeranno più sensibili al sapore salato e si accontenteranno di meno sale.

Togli la saliera della tavola. Spesso aggiungiamo altro sale sui piatti dopo aver assaggiato! È meglio salare in cucina: metti solo il sale necessario. Evita di usare il sale grosso, i cui cristalli ingombranti favoriscono il sovra-consumo. È meglio optare per i “sali falsi”, dei miscugli di sale e di spezie, a volte arricchiti in vitamine, minerali.
Attenzione all’abuso di salumi, formaggi, conserve, piatti pronti. Vacci piano con l’acqua minerale.

Evita i piatti che contengono più di 1gr di sale per porzione. Spesso, il tasso di sale è indicato sull’etichetta o, in caso contrario, è calcolabile moltiplicando per 2,5 quello di sodio.

Per la maggior parte, il sale può essere sostituito da condimenti, aromi e spezie che hanno il potere di aumentare il gusto degli alimenti.

Mangia molta frutta e verdura. La loro ricchezza di potassio neutralizza, in parte, gli effetti nocivi del sodio.

L'assunzione giornaliera di piccole quantità di sale, non è del tutto da demonizzare. Se assunto in quantità modeste, il sale da cucina sembrerebbe essere un valido aiuto per tenere bassi i livelli di colesterolo cattivo nel sangue.



Un eccessivo consumo di sale può aumentare il rischio di ipertensione ovvero di pressione alta. Nei soggetti che già soffrono di pressione alta, il consumo di sale deve essere il più basso possibile perché aumenta in maniera significativa i sintomi ed i problemi legati all'ipertensione.

Non esiste un vero e proprio sale per ipertesi, è però consigliabile utilizzare sempre quello marino iodato o integrale. Quasi tutti i medici consigliano ai soggetti ipertesi di seguire un regime alimentare controllato, prescritto da un dietologo, che consenta loro di poter ridurre il sale nella dieta ed evitare un peggioramento delle proprie condizioni di salute.

Secondo uno studio che ha coinvolto gli atenei americani di Yale e di Harvard, il Massachusetts Institute of Technology (Mit) insieme alle università tedesche di Erlangen e Berlino, condire con troppo sale le pietanze può portare allo sviluppo di malattie autoimmuni. Secondo gli esperti, il cloruro di sodio porta ad una conseguente produzione di particolari cellule immunitarie, dette TH17, che favoriscono l'infiammazione e risultano esser coinvolte nello sviluppo di malattie autoimmuni. I test sono stati effettuati sia nei topi che nell’uomo e i risultati sono pressoché identici. Si tratta dei primi studi che legano il costante l’aumento delle patologie autoimmuni nel mondo occidentale ad una precisa causa. Da anni gli scienziati erano a conoscenza del fatto che, un abuso di cloruro di sodio nell'alimentazione, potesse provocare un accumulo della sostanza nei tessuti, determinante per influenzare il lavoro dei macrofagi, le cellule che hanno un ruolo molto importante nelle risposte immunitarie dell'organismo. Le malattie autoimmuni hanno una forte componente genetica ma, evidenziano i ricercatori, non vanno a questo punto trascurati i fattori ambientali. Queste patologie “non sono causate solo dai cattivi geni o dall'ambiente - ha precisato David Hafler, dell'Università di Yale - ma dalla cattiva interazione tra geni e ambiente". Il sale non è il solo fattore ambientale responsabile dello sviluppo di queste malattie. “Abbiamo un'architettura genetica - evidenzia Vijay Kuchroo, uno degli autori dello studio - cioè geni che sono stati collegati a varie forme di malattie autoimmuni e che predispongono una persona a svilupparle. Ma sospettiamo anche che fattori ambientali possano avere un ruolo. Il sale potrebbe essere l'ennesima voce della lista di fattori ambientali predisponenti, che possono promuovere lo sviluppo dell'autoimmunità”.La scoperta potrebbe avere degli importanti sviluppi anche nella cura di altre patologie, quali ad esempio la sclerosi multipla, l'artrite reumatoide, il diabete mellito, la spondilite anchilosante o la psoriasi. Per quanto riguarda quest’ultima malattia gli scienziati si sono detti interessati a stabilire prossimamente “se i pazienti con psoriasi possono ridurre i sintomi che li colpiscono diminuendo l'assunzione di sale”. Tuttavia, lo sviluppo di malattie autoimmuni è un processo molto complesso, che dipende da fattori genetici e ambientali quindi sono necessari altri accurati studi epidemiologici sull'uomo per dimostrare in che misura l'assunzione di sale contribuisce effettivamente allo sviluppo delle patologie autoimmuni”.




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