domenica 25 ottobre 2015

BEVIAMO LA PLINPLIN



Secondo i sostenitori dell’urinoterapia l’uomo già in passato ha usato questo liquido, in genere considerato di scarto, per curare diversi mali. Effettivamente esistono prove che gli antichi usassero l’urina a scopo medicinale: sia nell’antica Grecia con Galeno che in tempi Romani con Plinio il Vecchio l’urina era usata su ustioni e ferite di varia natura, come i morsi di animali, nonché come sbiancante per i denti. L’utilizzo di urina non fa parte solo della civiltà occidentale: in India la medicina ayurvedica ha usato a lungo questo elisir. Fonti ignote vorrebbero che lo stesso Gandhi nel corso dei suoi digiuni fosse solito berne un bicchiere al giorno. D’altronde anche Shri Moraji Desai, primo ministro in India dal 1977 al 1979, ha sempre affermato di essere un convinto sostenitore dell’urinoterapia e ha inviato il popolo indiano a bere un bicchiere di urina al giorno per rinvigorire il proprio corpo.

In genere una persona sana produce da 1,2 a 2 litri di urina al giorno, che potrebbero rappresentare un piccolo tesoro piuttosto che scivolare via a suon di sciacquone. Se secondo alcuni studi potrebbe essere usata come carburante o anche trasformata in acqua potabile tramite un processo di osmosi, per i sostenitori dell’urinoterapia, o autouroterapia, l’urina rappresenta un rimedio di medicina naturale per stomaci forti.

Ma la scienza lo conferma: bere urina non ha alcun effetto benefico sulla salute. Anzi, sebbene sia composta al 95% da acqua, nel restante 5% ce n’è abbastanza da procurare seri problemi: elettroliti in eccesso, cloro, sodio, potassio.
«É un po’come bere l’acqua di mare» spiega Jeff Julian, un nefrologo del South Denver Nephrology Associates in Colorado, «causa disidratazione e fa più male che bene».

Ma nei casi estremi? Dan Woolley è sopravvissuto per oltre 65 ore sotto le macerie di un hotel di Haiti distrutto dal terremoto bevendo la propria urina, come hanno fatto molte altre persone che si sono trovate in situazioni analoghe.
Medici ed esperti di sopravvivenza non hanno una visione unanime della faccenda: il manuale di emergenza dell’esercito americano classifica bere la propria pipì tra le attività da non fare mai.
Nelle situazioni estreme la disidratazione rende infatti la pipì ancora più ricca di elettroliti e acidi e quindi ancora più dannosa per la salute.

In netto contrasto con la medicina tradizionale che ritiene l’urina tossica per il corpo umano, e quindi assolutamente da non ingerire, coloro che sono a favore dell’urinoterapia la considerano invece un liquido vitale, ricco di sostanze benefiche. L’organismo, infatti, digerisce alimenti e bevande all’interno dell’apparato digerente, un insieme di viscere protette dal resto dell’organismo, per cui non ci sarebbe contaminazione. Inoltre l’urina è ricca di sostanze nutrizionali che per qualche ragione vengono considerate in eccesso dai reni e scartate. In questo modo, però, non solo c’è modo di recuperarle ma possono diventare un’arma offerta dall’organismo stesso contro le malattie.



L’urina è quindi una cura per tutti i mali? Secondo chi sostiene la validità dell’urinoterapia si, o quasi. L’urina può essere utilizzata in diversi modi: sia come tisana che sottoforma di impacchi e frizioni, ma anche per clisteri. Se assunta in modo corretto può curare il cancro come i problemi cardiaci, ma anche l’Aids, le allergie, il diabete, le infezioni e qualunque altra malattia venga in mente. In questi casi ovviamente bisogna assumerla per via orale, mentre nel caso di ferite e ustioni si può applicare direttamente sulla parte interessata. Se invece il problema riguarda naso, occhi o orecchie, allora se ne possono instillare alcune gocce direttamente in loco. L’urina aiuta non solo a essere più sani, ma anche più belli: se si desidera una pelle setosa non si deve far altro che cospargere la pelle con questo fluido, mentre per denti più bianchi non c’è che da usarla per i gargarismi una volta al giorno.

Se l’urina ha l’indubbio vantaggio di essere un elisir facilmente reperibile e a costo zero, il suo uso ha regole specifiche da rispettare. Ogni scuola di urinoterapia ha le sue, ma le più diffuse vogliono che non si usi l’intero flusso della minzione ma solo la sua parte centrale. Inoltre non va diluita con acqua o altre sostanze, come succhi di frutta. Per evitare brutti sapori, e assicurarsi che sia pura, è bene evitare fumo e alcol, e iniziare, un paio di giorni prima dell’urinoterapia, una dieta a base di sola frutta e verdura, meglio se cruda, o di soli liquidi. Per purificare a fondo l’organismo si può anche ricorrere a clisteri che contengano tre bicchieri di urina per due litri d’acqua. L’ideale è bere urina fresca a digiuno al mattino, ma si può anche berla più volte al giorno o usare l’intera produzione giornaliera affinchè nulla venga sprecato.

La medicina ufficiale non riconosce questo metodo naturale, avendo messo a punto negli anni ben altri strumenti per dare al corpo umano le sostanze e le cure di cui ha bisogno. Ad esempio, se è vero che nell’urina possono finire alte concentrazioni di vitamine che il corpo non ha assimilato perché reputate non necessarie, si può ricorrere a un integratore piuttosto che bere la propria urina. Il risultato sarà sempre l’espulsione della vitamina in eccesso tramite la minzione, evitando, però, di bere urina.

Gli esperti, come Helen Andrews del British Dietetic Association, hanno spiegato che “Non ci sono benefici per la salute: anzi, bere urina potrebbe essere deleterio. Ogni volta che è ingerita è espulsa di nuovo, ma più concentrata, causando così possibili danni e complicazioni ai reni a causa dei sedimenti dei sali minerali.”

Nessuno studio adeguato, pubblicato nella letteratura scientifica disponibile, dimostra le rivendicazioni che l'uroterapia sia in grado di controllare o di invertire la progressione del cancro.



Il possibile ricorso all'urinoterapia per le presunte attività anti-cancro ha verosimilmente inizio a metà degli anni 1970, a seguito delle segnalazioni di un medico greco, Evangelos Danopolous. Il dottor Danopolous sostenne di aver trattato con successo, in termini di maggiore aspettativa di vita, alcuni pazienti affetti da cancro alla pelle al labbro ed al fegato utilizzando un composto di sua invenzione basato sull'urina. Un'ulteriore segnalazione sulla presunta attività anti-cancro dell'urinoterapia si deve ad un lavoro di Joseph Eldor, nel 1997, su una rivista scientifica di marginale importanza: Medical Hypotheses. Lo scopo dichiarato di questa rivista, utilizzando le parole del fondatore, il dottor David Horrobin, è quello di pubblicare lavori basati su "alcune ipotesi in cui il supporto sperimentale è ancora frammentario". Fino al 2010, la rivista non utilizzava il metodo editoriale "peer review" (in cui l'articolo viene prima valutato da parte di una o più persone di competenza pari a quella dell'autore), e divenne nota perché molti articoli pubblicati non ottennero consenso scientifico, in particolare quelli sulle cosiddette teorie "negazioniste" e sulle ipotesi alternative sull'AIDS, sull'eiaculazione come potenziale trattamento della congestione nasale nei maschi adulti, sulla possibile relazione tra schizofrenia ed uso di scarpe con i tacchi ed altre.

In ogni caso il dottor Eldor con il suo lavoro sostenne che, poiché gli antigeni cellulari di alcuni tumori passano nell'urina, ricorrendo all'urinoterapia questi antigeni potrebbero essere introdotti e presentati al sistema immunitario, il quale potrebbe quindi essere indotto a creare anticorpi contro di essi.

Insomma le evidenze scientifiche ad oggi disponibili non supportano in alcun modo l'ipotesi di chi sostiene che l'urina, somministrata in qualsiasi forma, siano utili ai pazienti oncologici. Peraltro, in letteratura medica, in anni anche molto antecedenti il lavoro di Eldor, erano già apparsi numerosi lavori che attestavano come l'urinoterapia, anche se ben tollerata, fosse in realtà inefficace nel trattamento delle metastasi al fegato del cancro colorettale.





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