Frutta esotica
A centro tavola come decorazione o a fine pasto in macedonia o ancora cucinata in piatti particolari: la frutta esotica è ormai entrata nelle nostre case.
Tanti anni fa era sconosciuta ai più, chi aveva la fortuna di recarsi in viaggio in un paese tropicale la assaporava per la prima volta e poi magari riusciva a portarla in dono, quasi come un souvenir pregiato, a parenti ed amici. Oggi la frutta esotica non è più una rarità. Soprattutto nel periodo natalizio troneggia elegante e colorata sulle nostre tavole, dando quel tocco esotico e curioso.
La sua diffusione è particolarmente estesa, direi a livello capillare, mentre fino a qualche anno fa si poteva trovare con difficoltà nei negozi di primizie, oggi basta entrare in qualsiasi supermercato e a volte dal fruttivendolo sotto casa per acquistarla in tutta tranquillità. Il motivo per cui vi sia stata una così grande diffusione di questa frutta è legato all’arrivo nel nostro Paese di molte persone straniere che, provenendo da ogni parte del mondo hanno cercato di creare anche delle attività di vendita correlate alla loro terra d'origine, come per esempio la vendita di cibi etnici in generale.
Sicuramente ci sono pro e contro in questo tipo di acquisto poiché, dopo aver tanto sentito parlare di spesa a Km zero, certamente non è possibile sostenere che acquistare del mango o della papaya sia esattamente un acquisto consapevole e responsabile, ma ovviamente viviamo in democrazia, e tutto ciò rientra nella libertà di scelta, di pensiero, e di libero mercato!
Sotto Natale poi si ha davvero l’invasione di questi frutti e per molti di noi è una vera e propria tentazione, soprattutto se si è curiosi di conoscere nuovi sapori, profumi, toccare bucce strane, gusci rugosi, ammirare colori variopinti, e magari non si ha la possibilità di recarci in paesi lontani per assaporarla in loco.
Proviamo a vedere insieme la frutta esotica più conosciuta fino ad arrivare a quella più strana e bizzarra, cercando anche di valutare la possibilità pratica dell’acquisto in funzione della sua freschezza, parametro che va assolutamente applicato, ma che a volte a causa della nostra poca conoscenza in materia “tropicale” può risultare difficile.
Il mango, bello, dolce e particolarmente aromatico. Tutte queste peculiarità se si sceglie il frutto sbagliato, ovvero acerbo, vanno a decadere e si rischia, nel caso lo si assaggi per la prima volta, di rimanerne delusi, e sarebbe un peccato!
Arriva dalla lontana India, ma anche dall’Africa e dal Sud America; proprio in relazione alla provenienza è possibile trovarne diverse qualità, alcune più piccole altre più grandi e altre ancora più colorate, infatti il colore può variare dal verde fino al rosso o al giallo quando è maturo. Il seme all’interno di questo frutto è molto grosso, piatto, ben adeso alla polpa, il cui profumo è un pochino, acido mentre il sapore è davvero intenso.
Quando lo si acquista non deve essere particolarmente duro, ma morbido, poiché significa che è abbastanza maturo, la buccia non deve presentare ovviamente nessuna macchia.
Il mango è ricco di vitamina C e A, va conservato a temperatura ambiente, in casa tenete presente che matura facilmente.
L’avocado è un altro frutto molto amato, usato per lo più non tanto come frutto ma per preparare ricche insalate. E' molto grasso: 23% di lipidi e una porzione da 140 grammi apporta circa 300 calorie. A causa della sua alta componente lipidica tende ad ossidarsi facilmente e dunque a diventare nero e rancido, ciò significa che va consumato in poco tempo.
La papaya ha la buccia è gialla e il frutto quando è maturo è tenero, non duro. La polpa interna è invece arancione (bellissimo il contrasto quando si apre), ricca di molte vitamine e acqua, ha un gusto succoso, dolce e pieno, vagamente simile al più conosciuto melone.
Dalla lontana Cina arriva invece il litchi, la “ciliegia cinese”. Molti di voi lo avranno assaggiato al termine della cena la ristorante cinese, magari in macedonia sottofroma di frutta sciroppata. All'esterno è rugoso e con piccole escrescenze dure, di colore rosso o rosa intenso. All’interno è simile ad un grande chicco d'uva bianco, liscio, dolce, ricco di vitamine e sali minerali. Se acquistato fresco va conservato in frigo, poiché abbastanza delicato, se non è fresco occhio all’odorato, annusate con attenzione e sentirete odore di alcol etilico.
Il pitahaya, anche detto dragon fruit, è un piccolo frutto simile al nostro fico d’India, prodotto dal cactus, il cui suo sapore evoca quello del kiwi. Il colore esterno è simile a quello del pesce palla, rosso, con tante punte sulle quali terminano delle specie di spine verdi, insomma sembra quasi un frutto di un altro pianeta e per questo affascinante. La polpa all'interno è morbida, dal gusto dolce e delicato, bianca con semini neri commestibili.
Il rambutan, simile a un litchi, ma dal guscio tutto peloso e rosso, sembra quasi una spugna o un riccio di mare bislacco. Il suo bel colore esterno è sinonimo di freschezza, poiché se invecchia diventa bruno. Anche l'interno e il gusto della polpa ricordano il litchi. Questo frutto proveniente dal sud-est asiatico è spesso usato come dolcificante del tè freddo, spremuto come fosse un limone.
La karambola, anche detta star fruit, è un frutto lungo che, una volta tagliato a fette nel verso orizzontale, sembra appunto una stella perfetta, probabilmente vi sarà capitato di vederla a cavallo del bicchiere di un cocktail, poiché molto decorativa. Ha la polpa interna gialla, non ha esattamente un gran sapore, ma è ricchissima di vitamina C.
Il mangostano, sembra una strana noce all’esterno, mentre all’interno sembra quasi una testa d’aglio, poiché diviso in spicchi. Proviene dall'Asia sud-orientale ed ha un gusto delicato, leggermente agrodolce, forse non gradevole per tutti, ma ottimo come bevanda dissetante. E' molto difficile da trovare, ma chi è curioso di assaggiarlo può provare a rivolgersi in negozi di commercio equosolidale.
Il cocco è tra i frutti esotici più conosciuti e consumati, non solo nel periodo natalizio ma anche durante tutto l’anno, usato anche per preparare ottimi dolcetti. È prodotto principalmente in Sri Lanka, Costa D’Avorio e Repubblica Domenicana; in questi tre paesi in realtà si usa in modo molto più ricco rispetto a come lo consumiamo noi, anche perché lì si beve il succo quando il cocco è ancora fresco, quello che troviamo noi sul banco del supermercato è in realtà meno fresco e il succo spesso è imbevibile. La polpa ha un sapore fresco e al contempo dolce, aderisce al guscio tramite una sottile pellicola marrone. Prima di acquistare il cocco sarà bene osservare la sua integrità, il guscio non deve evidenziare assolutamente screpolature, non deve avere fuoriuscite di liquido, i tre avvallamenti simili a piccoli occhi presenti nella parte bassa, non devono presentare muffa, ma essere puliti e secchi. La polpa del cocco è particolarmente delicata, può inacidirsi facilmente, va conservata in frigorifero solo per qualche giorno, preferibilmente nel suo succo.
Dal punto di vista nutrizionale 100 grammi di cocco apportano circa 350 calorie, dunque è particolarmente energetico, il suo contenuto in lipidi è pari al 36% di cui il 31% saturo.
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L’ananas, noto soprattutto a chi tenta tutte le strade possibili e impossibili per perdere qualche chilo, poiché all’interno di questo bellissimo frutto vi è la bromelina, un enzima naturale che facilità la digestione. È prodotto in moltissimi Paesi tropicali e, viste le lunghe distanze che deve percorrere, è raccolto acerbo, tecnica diffusa e applicata anche per altri frutti tropicali, come ad esempio le banane. Purtroppo questo fa giungere a noi l’ananas acerbo, mentre il miglior modo per gustarlo sarebbe farlo maturare sull’albero.
Quando lo acquistiamo facciamo attenzione prima di tutto al suo profumo, dunque usiamo bene il nostro naso, che dovrà essere delicato, dolce, gradevole, se non è così, ma si avverte un odore intenso e grave allora non sceglietelo. La buccia non deve avere la minima ammaccatura, questo comprometterebbe la polpa, inoltre se è troppo gialla denota che la freschezza del frutto è...molto lontana.
Una porzione di ananas (una fetta pesa mediamente 150-200 grammi) fornisce al nostro organismo circa 60-80 calorie, ricca di vitamina C, di zuccheri, e di potassio.
Il dattero, ideale per piccoli ed energetici spuntini, una piccola porzione di 4 o 5 datteri è sufficiente per caricarci di energia a pronta presa e fornirci un quantitativo calorico pari a una pera di medie dimensioni. In commercio si possono acquistare sia i datteri secchi, sia quelli freschi, molto più carnosi e polposi, ma dal gusto meno dolce. Il frutto fresco è molto più grande, quasi il triplo, lucido e dalla pelle ben tesa.
Al momento dell’acquisto sceglieteli a “grappolo” cioè ancora attaccati al loro rametto originale, di solito questo tipo non ha subito trattamenti chimici e dunque è privo di conservanti. Per riconoscerli badate anche alla lucentezza, in questo caso sono più opachi, mentre quelli nelle vaschette spesso sono lucidi artificialmente. Nel caso di acquisto di datteri freschi è meglio tenerli in frigorifero, mentre quelli secchi si potranno conservare in luogo fresco e asciutto, ma protetti magari in una confezione per alimenti, poiché al contatto con l’aria tendono a perdere la loro morbidezza.
Sono frutti particolarmente dolci, normalmente sconsigliati ai diabetici o alle persone in sovrappeso. Sono ricchi di vitamina A, di ferro e di fibra.
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