mercoledì 1 febbraio 2012

Cosa mangeremo nel 2050



Cosa 

 

mangeremo 

 

nel 2050




 Le Monde si chiede se la Terra potrà nutrire nove miliardi di esseri umani nel 2050.

UN MILIARDO DI AFFAMATI – E’ una domanda che crea molti più problemi di quanto non si pensi. Politici e scienziati di tutto il mondo si chiedono come sarà possibile affrontare la demografia crescente. Secondo l’Onu per garantire cibo per tutti dovremmo raddoppiare la nostra produzione alimentare, adottare nuove tecnologie ed evitare gli sprechi.Tuttavia si tratta di un compito all’apparenza molto difficile: già oggi un miliardo di persone soffre la fame. Le terre vergini sono ormai tutte pressoché occupate, gli oceani sono già sfruttati al massimo, il pianeta è alle prese con una carenza ormai endemica d’acqua e con un cambiamento climatico che potrebbe fiaccarlo alla radice.

LE ALGHE - Eppure, nonostante una situazione quasi tragica, è ancora possibile usare sfruttare la terra e l’acqua. Prima di tutto dovremmo riconsiderare le alghe, le quali possono crescere in grandi quantità nel mare, nelle acque inquinate o in zone altrimenti non sfruttabili. Le alghe non andrebbero bene solo per l’uomo, ma anche per nutrire gli animali, come fertilizzante, come biocarburante. Potrebbero produrre dalle 15 alle 30 volte più olio rispetto al mais e alla soia. Libererebbero quindi milioni di ettari di terreno e miliardi di litri d’acqua per irrigazione i quali verrebbero destinati all’alimentazione umana e alle nostre macchine.

GLI INSETTI - Insetti: grilli, cavallette, ragni, vespe, vermi, formiche e altri coleotteri non fanno ancora parte dei menu europei o americani, ma in Africa, in Sudamerica e in Asia vengono mangiati regolarmente. Con l’aumento dei prezzi e la penuria di terre in tutto il mondo, anche gli insetti entreranno nelle nostre cucine. Gli insetti non solo sono salutari, ricchi di calcio, proteine, ferro e poveri di grassi, ma richiedono anche poco spazio e soprattutto emettono meno gas dei bovini. “Il problema degli europei-sottolinea Catherine Esnouf, direttrice scientifica per l’istituto francese della ricerca agronomica- è rappresentato dalla scarsa disponibilità a cambiare le proprie abitudini alimentari. Ci vorrà molto tempo prima che si arrivi a un cambiamento”. Per questo motivo l’Unione Europea ha finanziato con 2,4 milioni di euro un progetto che prevede l’inclusione degli insetti nelle cucine.

LA CARNE IN VITRO - La carne artificiale: sembra carne ma non è carne, nel senso che non deriva da un essere vivente. Tratta dalle cellule staminali del pollo, del bovino e del maiale, può essere creata in laboratorio, un po’ come la birra e lo yogurt. Secondo uno studio delle università di Oxford e di Amsterdam, la “carne da laboratorio” ridurrà del 96 per cento le emissioni di gas serra, la sua produzione richiederà dal 7 al 45 per cento in meno di energia, e richiederà l’un per cento di terra e il 4 per cento di acqua rispetto all’allevamento. Consideriamo solo che oggi il 70 per cento delle terre agricole sono destinate al bestiame e che il consumo di carne non accenna a diminuire. In venticinque anni si è passati da 30 a 41 kili pro capite in un anno, secondo la Fao. Secondo alcuni scienziati però la carne in vitro non sarà così semplice da produrre, soprattutto per via dei costi elevati e dell’enorme quantità di ormoni necessaria per favorire la crescita di questi prodotti, oltre allo sviluppo di antibiotici per evitare eventuali contaminazioni.

MENO CARNE – Sarà importante che le nuove generazioni capiscano che bisogna arrivare a un maggiore equilibrio tra proteine animali e proteine vegetali: “La quantità di carne attualmente consumata nei Paesi sviluppati non è sostenibile per il Pianeta. Deve diminuire di almeno la metà -conclude la Esnouf- Bisogna puntare sui legumi, sui cereali, le lenticchie, su prodotti ricchi di fibre, minerali, proteine e vitamine. La selezione genetica permetterà di migliorare gusto e digestione di questi alimenti, in modo da compensare la riduzione della carne”. Sarà, ma le lenticchie che sanno di fiorentina non mi attirano neanche un po’.

 FONTI :

 http://ecologie.blog.lemonde.fr/2012/02/01/insectes-algues-et-viande-artificielle-vont-ils-nourrir-la-planete/#xtor=RSS-3208

 http://www.guardian.co.uk/global-development/2012/jan/22/future-of-food-john-vidal



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